Rose e Focacce

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    Tenetevi forte gente, arriva uno dei capitoli più attesi di sempre e soprattutto, per nulla corto come gli ultimi recenti.
    Abbiate pazienza ma non ho voglia di modificare le parole scurrili con quelle più soft perché così il capitolo perderebbe il senso (se lo leggerete, capirete il perché), al massimo dopo userò gli asterischi per censurarli.

    Capitolo 6 (Meredith POV)



    «Non ho capito... vorresti fingerti muta? Sul serio?!»
    Uno scioccato Micheal mi domandò questo. Sì, ero serissima.
    «Ma perché, scusa? Stephen è uno stupidone ma non offenderebbe mai qualcuno -ti avevo già detto che lui mi difendeva dai bulli a scuola- e Charlotte è la ragazza più buona che io conosca... perché mentire?»
    Sbuffai. Se incominciavo a parlare, manco saremmo riusciti ad arrivare in tempo per la festa, così tagliai corto prendendo una lavagnetta magnetica ed una penna e scrissi il motivo di tale scelta.
    Micheal lesse ad alta voce.
    «Il problema non sono Stephen e Charlotte ma degli altri loro amici di cui tu NON conosci e non posso sapere che tipo di persone siano. Sono stata bullizzata per fin troppo tempo a causa del mio modo di parlare e non voglio ripetere l'ennesima esperienza. Altrimenti giuro che non vengo. Ah, e mantieni il segreto per favore.»
    Rimase in silenzio per un po', un silenzio che mi mise a disagio e dopo po' mi rispose con un tono piuttosto duro «Va bene, accetto le tue condizioni. Ma se posso dirlo, continuo a non essere d'accordo. Ricordati che le bugie hanno le gambe corte, non so quanto ti convenga a fare questa farsa...»
    Mi suonava come una velata minaccia ma ormai non mi importava. Tanto queste persone le avrei viste per la prima ed ultima volta e se avevo accettato di venire era per fare felice Micheal visto che aveva tanto insistito in questi giorni, per non parlare di mia madre.
    Raggiungemmo la casa di Charlotte che aveva un aspetto adorabile, Micheal bussò la porta.
    Era davvero teso e sudava copiosamente ma io non ero certo da meno; potevo sentire il mio viso bollire dalla tensione ed il mio cuore a palpitare come non mai.
    Potevo seriamente svenire da un momento all'altro.
    In mano Micheal aveva il mazzo di margherite che io avevo consigliato di acquistarle per Charlotte. Stava stringendo un po' troppo però il mazzo così posai la mia mano sulla sua per fargli capire di allentare la presa. Lui capì il gesto e mi sorrise ma quando aprì la porta, ritornò ad essere ansioso, me compresa.
    Ad aprire la porta fu un ragazzo dai capelli rosso fuoco, con una chioma curata e ben pettinata ed occhi color ghiaccio.
    «Micheal?!» urlò felice il ragazzo rosso.
    «Stephen?!» urlò a sua volta Micheal.
    I due ragazzi si abbracciarono fortemente.
    Quindi era lui il famoso Stephen.
    «Oh amico mio, da quanto tempo! E' da un anno che non ci vedevamo!»
    «Cazzo, vero! Come stai? Ti vedo in forma! Ho saputo da Charlotte che stai svolgendo un nuovo lavoro e che ti trovi bene, mi fa piacere! Oh, delle margherite? Sono per lei, veroooo?»
    «Oh, smettila di fare quella faccia che mi imbarazzi! Sì, ovvio che sono per lei... e chi se no?!»
    «Amico, dimmi che stasera ti dichiari!»
    «Chiudi il becco! Non è il momento di parlare di certe cose!»
    «Ok, ok, la smetto. Ed in tutto questo mi sto comportando come Scarlet, non sto accogliendo l'ospite come si deve ma shhh, non diciamolo a nessuno. Prego, entra pure!»
    Finalmente io e Micheal entrammo ma a sentire il singolare, realizzai che il suo amico non mi avesse proprio notata, questo perché ero dietro a Micheal.
    Infatti quando il ragazzo rosso finalmente mi notò, rimase sorpreso.
    «E lei chi è?»
    «Oh, lei è Meredith Rose, una mia nuova amica! Lavora con me alla focacceria ed è la figlia dei proprietari del locale»
    «Ah, capisco... molto piacere, Stephen» e tese la mano per una stretta in segno di presentazione, il tutto mostrandomi un sorriso a trentadue denti.
    Un po' incerta, tesi anch'io la mia mano e cercai di sorridere anche se il mio sorriso era forse il più patetico di tutti.
    Non aveva modi raffinati, infatti aveva stretto fin troppo forte la mano che divenne rossa.
    Micheal notò questo e guardò torvo il suo amico che ormai era già andato nel salone.
    «Ti prego di scusarlo, ha dei modi un po' da... come posso dire... da buzzurro?» mi disse Micheal imbarazzato.
    Gli sorrisi come per dirgli "non preoccuparti".
    Per quanto fosse un tipo un po' caotico e piuttosto espansivo, quel Stephen non mi aveva fatto una brutta impressione... almeno per adesso.
    «Ehi, che cazzo fate? Non venite?» urlò Stephen dal salone. Effettivamente non era un gentleman, affatto.
    «Un attimo...»
    Raggiungemmo il salone e mi ritornò l'ansia, questo perché avrei visto e conosciuto diverse persone, persone che tra l'altro non conosceva neanche Micheal (a parte Stephen e Charlotte) e la cosa mi metteva parecchio a disagio.
    C'erano due ragazze bionde e con gli occhi azzurri, davvero molto belle, con capelli voluminosi ed un fisico da urlo. A giudicarle dall'aspetto, sicuro che fossero modelle.
    Poi c'era un ragazzo biondo, anche lui con occhi azzurri, probabilmente anch'esso modello. Infine una ragazza dai capelli lunghi castani ed occhi verdi guardò sbalordita Micheal. L'avevo già riconosciuta perché Micheal mi mostrò una sua foto. Era Charlotte. Sembrava che volessero abbracciarsi ma non avevano il coraggio.
    All'improvviso Micheal venne spintonato da Stephen, in modo che facesse lui il primo passo. Non si abbracciarono lo stesso ma perlomeno riuscirono a sganciare qualche parola e consegnò alla festeggiata i fiori che apprezzò tantissimo, augurandole buon compleanno.
    «Sono bellissime, io amo le margherite!»
    «Davvero? W-wow, s-sono contento anche perché le ho scelt-, cioè no, in realtà mi è s-stato suggerito di prenderle, però e-ero indeciso e p-poi... AHIA!»
    «Lo sai che Micheal conosce i tuoi gusti e non poteva non azzeccare il tuo regalo» replicò Stephen mentre faceva un pizzicotto sul sedere di Micheal per intimargli di starsi zitto.
    Non era propriamente vero dal momento che fu davvero indeciso sul regalo e l'idea delle margherite era mia ma non mi importava: ero comunque contenta per lui.
    «Ti faccio presentare i miei amici» disse gentilmente Charlotte a Micheal.
    «Volevi dire i nostri» replicò il rosso.
    «Sì, scusa! Lui è Robert ed è un modello proprio come Stephen, poi quelle ragazze in fondo sono le mie amiche: Isabelle e Scarlet, anch'esse modelle!»
    Come avevo immaginato.
    I ragazzi appena citati si presentarono a Micheal.
    «Tu sei Micheal, giusto? Charlotte e Stephen mi hanno parlato spesso di te» disse il ragazzo biondo di nome Robert.
    «Un momento, dov'è Anthony?»
    Ah, perché, c'è pure un altro?
    «Era qui pochi minuti fa... forse è in bagno» rispose pensosa Charlotte.
    «Mi avete chiamato?»
    Un ragazzo molto alto dai capelli neri come l'ebano e dagli occhi azzurri (seriamente, è il raduno delle persone con gli occhi azzurri?!) spuntò all'improvviso, arrivando dal balcone.
    «Hey, dov'eri amico??»
    «Ho ricevuto una chiamata e ho preferito uscirmene fuori per ascoltare in tranquillità... nulla di grave, state tranquilli» grattandosi i capelli un po' contrariato.
    Non ero certa che stesse dicendo la verità ma una cosa la devo dire: era davvero bello. Aveva un fisico atletico, camicia blu tra l'altro neanche tutta abbottonata, un pantalone stretto nero che delineava con maestria le sue gambe muscolose.
    Lo osservavo da lontano, incantata, come se fosse un principe d'azzurro. Ed in tutto questo mi accorsi che nessuno degli invitati si era accorto della mia presenza, a parte Stephen.
    «Dulcis in fundo, quello è Anthony, anche lui è un modello!»
    «Lo immaginavo» rise Micheal un po' imbarazzato perché a differenza di tutti i ragazzi presenti nella sala, aveva un fisico esile e per nulla atletico.
    «Piacere, io sono Anthony. Tu dovresti essere Micheal, giusto?»
    Il suo tono non sembrava particolarmente amichevole e Micheal se ne accorse.
    «Oh, non farci caso!» si intrufolò a caso Stephen. «Diciamo che il nostro Anthony non è molto friendly con gli sconosciuti e lo ha fatto anche con me la prima volta, quindi è tutto normale, puoi stare tranquillo!»
    «Chiudi quella bocca»
    «Eccolo che ricomincia. Ora basta stronzate, è il momento di mangiare, sto morendo di fame!»
    «Oh, non avete ancora mangiato?»
    «Certo che no, aspettavamo te!» rispose dolcemente Charlotte. «Sarebbe stato scorretto iniziare a mangiare senza di te!»
    «Già, per colpa tua stavo morendo di fame» scherzò il rosso facendo un pizzicotto sulla guancia di Micheal, beccandosi il secondo della serata.
    «Ma ora basta parlare, si mangiaaaa!» urlò Charlotte dando il via alle danze, o meglio al cibo.
    Fu così che incominciarono a mangiare patatine e popcorn, chiacchierando tutti con Micheal perché attratti dalla curiosità.
    Di me non notarono affatto la mia presenza e non sapevo se essere rincuorata o meno.
    La me asociale ne era contenta dal momento che non volevo neanche andarci a questa festa ma allo stesso tempo mi sentiva ferita: davvero ero così invisibile?
    Ero passata dall'essere notata per la mia disabilità ed essere presa in giro fino a diventare un fantasma.
    Vedevo Micheal divertirsi con Stephen e chiacchierare amabilmente con Charlotte e non potevo non essere così gelosa.
    Perché lui aveva degli amici e ne stava comunque facendo dei nuovi. Io non solo non ne ho mai avuto uno prima di Micheal ma dovevo essere pure esclusa di punto in bianco.
    Potevo pure io farmi avanti e fare cenno per capire agli altri che c'ero, esistevo ma mi sentivo bloccata, paralizzata addirittura. Forse avevo bisogno di qualcuno che mi spintonasse per fare il primo passo, un po' come aveva fatto Stephen con Micheal.
    Ma io non avevo nessuno al mio fianco e Micheal ormai si stava godendo appieno la festa.
    All'improvviso mi vennero in mente tutti gli insulti che beccavo a scuola, per la mia disabilità. Perché in un momento simile?
    Incominciavo ad avere le allucinazioni ed immaginare Micheal e tutti gli altri che finalmente mi stessero notando ma non per accogliermi, per prendermi in giro. Stavo vivendo un incubo ad occhi aperti e non me ne stavo redendo conto.

    ZO6u0mH

    Me ne andai da quella stanza, rifugiandomi in un corridoio. Non era carino gironzolare altrove nella casa di uno sconosciuto ma sentivo il bisogno di calmarmi e stare da sola.
    Le lacrime incominciarono a scendermi sul viso senza accorgermene e mi resi conto di essere un totale disastro nel socializzare con gli altri. Lo avevo sempre saputo in realtà ma direi che quella serata mi diede la più assoluta conferma.
    Mi avevano ignorata, o peggio non mi avevano proprio notata e da un lato condannavo Micheal per essersi dimenticato di me ma allo stesso tempo la colpa era anche mia: avrei potuto farmi avanti, semplicemente parlando, cosa che non avevo fatto perché stupida qual ero, avevo deciso di fingere muta. E questo fu il risultato.
    Mi guardai allo specchio e constatai che avevo un aspetto orrido se paragonato alle ragazze che erano presenti in sala: loro ben vestite e truccate, magre ed alla moda (si vedeva un miglio che erano delle modelle nonostante Charlotte non lo fosse), io che indossavo una 46 italiana, poco trucco ormai sbavato a causa delle lacrime ed un vestito di colore rosa adornato con un fiocco sul petto, il tutto fin troppo semplice perché cucito da me (non ero una sarta professionista) ed era addirittura il migliore che avevo nell'armadio.
    Mentre mi guardavo allo specchio per calmarmi mentalmente, stava arrivando un ragazzo, era quello con i capelli neri e gli occhi azzurri.
    Non mi ricordavo bene il suo nome ma mi pareva che fosse Anthony.
    Mi guardò un po' sorpreso ed anche un po' sospettoso, come se stesse per dirmi "e tu chi sei e cosa ci fai qui?"... giustamente, loro manco mi avevano notata, a parte Stephen fuori alla porta.
    Stava per dire qualcosa fino a quando qualcuno gridò il mio nome, era Micheal.
    «Sei per caso tu Meredith?» mi domandò il giovane.
    Feci sì con la testa.
    «Perché stavi gironzolando nel corridoio?»
    Questa domanda mi mise totalmente in imbarazzo, tant'è che mi sembrava più un rimprovero che una domanda legittima.
    A salvarmi da quella situazione fu Micheal che mi trovò finalmente e mi raggiunse. Aveva una faccia estremamente desolata e intuii che si sentì in colpa per quello che era successo.
    «Scusami Meredith, sono stato davvero un cafone. Invece di presentarti a tutti gli altri, ero troppo concentrato a stare con Charlotte e ti ho ignorata bellamente... non avrei dovuto...»
    Oggettivamente parlando, la colpa era un po' di tutti e mi dispiaceva che se la stesse prendendo solo lui. Speravo che anche gli altri lo avessero fatto ma almeno mi sentii già meglio grazie alle scuse di Micheal.
    «Già che ci sei, lei chi è?»
    Ad interromperci fu di nuovo Anthony che sembrava piuttosto seccato, per qualche astruso motivo.
    Perché lo stava domandando se lui ormai sapeva il mio nome?
    «Lei è Meredith Rose, è una mia carissima amica!» rispose sorridente Micheal in contrasto all'espressione piatta dell'altro.
    «Uhm...» fece lui.
    Che vuol dire "uhm"?!
    «Non so cosa stesse facendo da sola nel corridoio senza il permesso di Charlotte ma per ora evito conclusioni affrettate»
    Cosa stava insinuando?! Pensava davvero che io stessi cercando di rubare qualcosa di nascosto??
    «Ehi, aspetta... c'è un malinteso!» provò a spiegare Micheal ma venne subito interrotto dal suo interlocutore che lo urtò per passare dal momento che il corridoio era molto stretto.
    «Fammi passare che devo andare in bagno»
    Che sgarbato...
    «Che stronzo» disse Micheal a bassa voce. «Accusarti di essere una ladra, ma che modi sono?!»
    Il problema è che quell'Anthony non aveva tutti i torti ma negli atteggiamenti era stato sicuramente pessimo.

    gOoqcRC

    «Senti un po', comunque...» riprese a parlare Micheal. «Sei ancora sicura con questa farsa? No, dico davvero eh»
    Capii subito a cosa si stesse riferendo e feci no con la testa.
    Non avevo voglia di parlare e soprattutto ci avrei messo troppo tempo, così presi la mia lavagnetta e scrissi qualcosa.
    Ho deciso di mostrare agli altri ciò che sono veramente, non voglio nascondermi né mentire. Ti chiedo solo di spiegare tu la situazione perché non ho voglia di parlare e quindi vorrei utilizzare la lavagnetta per comunicare.
    «Va benissimo! Sono contento che tu abbia preso questa decisione!" mi abbracciò Micheal.
    «Ora andiamo dagli altri che ti stanno aspettando e... oh, fanculo a quell'Anthony»
    Raramente diceva parole scurrili ma per averne dette due in meno di due minuti, intuii che fosse piuttosto arrabbiato con quel tipo nonostante la diretta interessata ero io.
    Ritornammo nel salone dove c'erano tutti gli altri.
    Per poco svenni dallo spavento perché Stephen mi si piazzò davanti all'improvviso con una faccia frustata e desolata.
    «SCUSACI TANTO! SIAMO STATI DEGLI STRONZI» urlò lui.
    «Parla per te!» si lamentò una ragazza bionda dai capelli molto mossi.
    «No, Stephen ha assolutamente ragione» ribatté un'altra ragazza bionda. «Siamo stati dei cafoni! Però adesso è arrivato il momento di rimediare a questa brutta figura!
    Ciao, io sono Isabelle, molto piacere!»
    «Io invece sono Charlotte; Micheal mi ha parlato molto di te!»
    Divenni rossa dopo aver sentito quella frase.
    «Io invece sono Robert» disse l'altro ragazzo, anch'egli biondo.
    «E quello lì invece è Stephen» indicò poi.
    «Coglione, già mi conosce»
    Per poco quel Robert non dava un pugno a Stephen che però venne il tutto evitato da Isabelle che continuò con le presentazioni.
    «E quella laggiù invece è Scarlet»
    Silenzio generale.
    «Scarlet, non essere maleducata!» rimproverò Charlotte.
    Ma si può sapere che le avevo fatto? Era la prima volta che la conoscevo!!
    «Sì, ciao, piacere» rispose finalmente Scarlet con un tono seccato.
    «Non farci caso, fa così con tutti...» cercò di apparare Stephen ed io ci stavo quasi per credere fino a quando Scarlet non lo rispose per le rime «Ma che stronzate!»
    «Ugh, non la pensare... tu ti chiami Meredith, giusto?»
    Feci di sì con la testa ed incominciai a scrivere sulla lavagnetta. Mi guardarono piuttosto attoniti e quella Scarlet non perse il tempo di schernirmi. «Ma tu guarda, ha la lavagnetta metallica per bambini, che soggetto...»
    «Chiudi il becco Scarlet» zittì Robert.
    Piacere, io sono Meredith Rose! Scusatemi se ho girovagato nel corridoio di casa vostra senza il vostro permesso. Spero che voi possiate essere gentili con me...
    «Oh, ma tranquilla! Prima di tutto questa è casa mia e miei ospiti possono fare ciò che vogliono» mi tranquillizzò Charlotte. «Poi, se sentivi il bisogno di stare da sola, è più che comprensibile... certi momenti capitano a tutti»
    Il fatto che Charlotte avesse compreso ciò che avevo provato in quel momento mi fece commuovere. Micheal aveva ragione, i suoi amici erano davvero gentili; Stephen era un po' buzzurro come aveva detto Micheal ma aveva davvero un buon cuore, Charlotte era una persona dolce. Anche Robert e Isabelle, pur non essendo amici di Micheal e quindi anche lui li aveva conosciuti da poco, mi avevano trattata con garbo. Solo Scarlet (ed aggiungiamo anche Anthony) era stata piuttosto scortese.
    «Però non capisco» disse Stephen «perché non parli? Sei muta?»
    Arrivò la fatidica ma comunque legittima domanda e Micheal rispose al posto mio, come gli avevo chiesto prima.
    «Vedete, Meredith non è che non parla... parla ma molto lentamente rispetto a noi. Ciò le provoca imbarazzo e disagio, soprattutto con gli estranei per paura di essere schernita. Perciò si è voluta portare con sé una lavagnetta metallica per poter comunicare con noi»
    «Quindi ha un... handicap?»
    «Sì, in un certo senso...»
    «Non sentirti comunque a disagio con noi» mi disse Isabelle «alcuni di noi possono essere un po' troppo esuberanti» palese riferimento a Stephen «altri un po' scontrosi e suscettibili» e Isabelle cambiò il suo tono di voce da dolce ad acido ed ovviamente era una frecciatina rivolta a Scarlet «ma per il resto siamo brave persone! Puoi fidarti di noi!»
    Mi sembrava piuttosto sincera e decisi di parlare ma solo in quel momento, giusto per ringraziarla.
    «Grazieeee milleeee»
    «Oh, che voce carina che hai!» rispose Stephen.
    «Concordo, è davvero adorabile!» replicarono in coro Charlotte ed Isabelle.
    Divenni rossa come il fuoco: non ero abituata a certi complimenti e mi domandavano se mi stessero prendendo in giro. Micheal però mi dette una pacca sulla spalla, come per dire "fidati di loro".
    E finalmente potevo anch'io godermi il party.

    Edited by Hime ~ - 21/8/2022, 18:50
     
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  2. Leah‚
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    Ma che carino questo capitolo! Ricco di avvenimenti e con i personaggi più approfonditi! Molto tenera Meredith.. e Micheal si conferma il migliore dei maschietti! Bellissimo anche il primo disegno, trasmette un sacco cosa stava provando Meredith!
     
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    Bellissimo anche il primo disegno, trasmette un sacco cosa stava provando Meredith!

    Mi fa davvero piacere sentirtelo dire! >^^^^<

    CITAZIONE
    Micheal si conferma il migliore dei maschietti!

    A questo punto, direi che un fan club su di lui è obbligatorio ahahah
     
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  4.     +1   -1
     
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    ECCHIMEEEEEEE
    Questo capitolo mi piace un botto e finalmente è stato pubblicato! A voi le conclusioni uwu

    Capitolo 7 (Anthony POV)



    Un forte mal di testa mi colpii nel bel mezzo della festa e tutto questo dopo aver ricevuto una sgradevole chiamata.
    Avevo mentito agli altri ma si trattava pur sempre degli affari miei e non mi andava di confidare con loro. Per schiarirmi le idee o quantomeno rendere meno doloroso il mal di testa, decisi di andare in bagno per sciacquarmi il viso e ripensai un po' al mio passato, anche se era l'ultima cosa che avrei voluto fare.
    "Non ci pensare, Anthony, non ci pensare... almeno non adesso!" pensai fra me e me.
    Dell'acqua gelata si impossessò del mio viso e respirai con calma, giusto per calmarmi mentalmente. Il mal di testa scomparve ma i cattivi pensieri e il malumore non di certo.

    A4q1JHX

    Non potevo rimanere in bagno per tutto quel tempo, quindi uscii cercando di pensare a qualcos'altro.
    Quando ritornai nel salone, vidi le ragazze tranne Scarlet a parlare con la nuova ragazza. Ella comunicava con un lavagna magnetica e faceva giusto qualche verso quando doveva rispondere "sì" e "no" muovendo con la testa.
    Non so cosa mi ero perso nel momento in cui ero bagno ma la trovavo piuttosto strana. E per vedere Scarlet che si era messa in disparte e non si curava minimamente della nuova arrivata, significava che forse la pensavamo allo stesso modo.
    Così andai da lei per chiedere informazioni mantenendo un tono basso, in modo da non farmi sentire dagli altri.
    «Ma è muta o cosa?»
    «Ma che muta! Parla eccome anche se con lentezza rispetto a noi ed a chiunque. Ha fatto una scenata inutile per fare la vittima della situazione» mi rispose seccamente.
    «O meglio, una scenata per non farsi scoprire»
    «Eh?! Allora è vero!»
    «Vero cosa, scusa?»
    «Che si era intrufolata nel corridoio senza permesso... l'ho vista mentre stava andando in bagno»
    «Quindi ha davvero rubato qualcosa?»
    «Non credo, ma l'ho pensato comunque... magari raggiungendo le vostre camere»
    «Appunto, abbiamo fatto la stessa pensata a quanto vedo»
    «Si può sapere di cosa state blaterando voi due?» e Robert si intromise nel discorso.
    «Cos'è questo spettegolare? Non è affatto carino, soprattutto se lo si fa ad una festa!»
    «E tu non credi che sia poco rispettoso intrufolarsi altrove senza il permesso della padrona di casa?»
    «Non mi pare di averlo fatto, non sono il tipo!»
    «Coglione, non sta parlando di te ma di quella lì» incalzai io indicando con discrezione la ragazza.
    «Non ho capito, state davvero pensando che abbia architettato tutto per poter rubare qualcosa? Perché se è così allora complimenti, avete la stoffa per diventare scrittori di romanzi gialli»
    «Ti facevo più intelligente Robert»
    «Se per questo, vale anche per te Anthony»
    Ci guardammo come due cani rabbiosi ma Scarlet si mise in mezzo tra noi come mediatrice. E se faceva proprio lei la mediatrice, allora la situazione era andata a puttane, letteralmente.
    «Meglio che me ne stia un attimo da solo...» dissi io girandomi i tacchi.
    «Sì guarda, che è meglio»
    Figurati se il signorino non avesse perso l'occasione di avere l'ultima parola pronta.
    Ignorai le sue frecciatine e mi appoggiai vicino alla finestra dove una bella luna piena sfoggiava insieme a tante stelle intorno a lei in un cielo nero, nero come i miei capelli e come anche il mio umore.
    Pensai alla chiamata di prima... era Sally, la mia ex. Avevo fatto di tutto per lei ma in cambio ottenni solo una delusione. No, non mi tradì con un altro ma aveva comunque tradito la mia fiducia, rilevando a tutti il mio segreto ed in più scoprendo che stava con me solo per il sesso.
    Ho sempre odiato i rapporti sociali e questo fin da bambino ma quando conobbi Sally, pensavo che la gente ed in generale il mondo non fosse così cattivo e che forse avrei dovuto fare un piccolo ma grande passo per aprirmi con gli altri. Ebbene, mi sbagliavo. Tutto andò a rotoli a causa di Sally e da lì giurai che non avrei mai più ceduto ai buoni sentimenti, di non fidarmi delle persone e soprattutto di pensare solo ed unicamente a me stesso. Avevo già avuto un'infanzia angosciante a causa degli anni passati in orfanotrofio, ma la rottura con Sally fu la goccia che fece traboccare il vaso. Se già prima di conoscere Sally, ero parecchio suscettibile e scontroso, dopo quel fattaccio, divenni addirittura peggio.
    La situazione si stabilizzò un poco dopo aver conosciuto Robert e Stephen e tentai di nuovo a rapportarmi con le persone, sebbene all'inizio con scarsi risultati.
    Poi capì che stare con loro non era poi così male e Stephen mi aveva chiesto (in realtà scongiurato talmente che fu insistente, peggio di uno stalker) di intraprendere la carriera da modello in quanto lo erano anche loro. Secondo il rosso avevo la qualità per esserlo e accettai.
    Grazie a loro, un po' ero cambiato, complice del mio lavoro che non sfuggiva minimamente ai contatti delle persone.
    Il mio obiettivo era quello di diventare una persona migliore: non il solito scorbutico, scontroso, suscettibile ed aggressivo Anthony.
    Robert e Stephen erano miei amici ma non al punto di considerarli tali da dover confidare i miei segreti ed il mio passato.
    Non sapevano nulla del mio passato in orfanotrofio, della mia ex, del mio vecchio lavoro dopo essere uscito dall'orfanotrofio e ripreso subito dopo la rottura con Sally... non sapevano assolutamente nulla di me, se non i miei connotati e la mia provenienza.
    E sarebbe stato sempre così.
    La mia fiducia era già stata tradita da Sally, non mi andava di ripetere per la seconda volta la stessa esperienza.
    E se tutto sommato avere degli amici non era poi così male, l'idea di innamorarmi mi veniva il voltastomaco. Mi ero ripromesso che non avrei perso la testa di nuovo per una ragazza, giammai.
    Ripensai alla chiamata di Sally di poco fa...
    «Mi manchi, perché non chiudiamo un occhio e cominciamo tutto d'accapo?» mi disse.
    Chiudere un occhio? Sbandierare i miei segreti a mezzo mondo quando le dissi fin da subito di non farlo era per lei di poca rilevanza tanto da chiudere un occhio... fanculo Sally, fanculo.
    Non mi accorsi però che qualcuno mi stava osservando perché dal riflesso della finestra osservai la figura di una persona che mi stava guardando.
    E quella era la nuova ragazza. Come si chiamava...? Meredith? Mi ero già dimenticato del suo nome. E soprattutto da quanto tempo stavo guardando la luna dalla finestra? Mezz'ora? Un'ora?
    Avevo completamente perso la percezione del tempo e chissà da quanto tempo mi stava osservando quella lì.
    Notai il suo sguardo perso, totalmente imbambolata ed appena mi girai di scatto verso di lei, cambiò espressione diventando rossa.
    Per non farsi scoprire, si girò da un'altra parte ma tanto io avevo già capito tutto.
    Mi girai di nuovo verso la finestra per guardare la luna ma dal riflesso della finestra notai che lei mi stesse guardando di nuovo, così mi girai di nuovo verso di lei e quest'ultima si girò da un'altra parte.
    La mia pazienza era al limite.
    Andai verso di lei con un viso da far mietere chiunque dalla paura per mettere in chiaro diverse cose.
    «Te lo dico senza peli sulla lingua: hai rotto il cazzo, quindi smettila di guadarmi che mi da' solo fastidio»
    Rimase completamente pietrificata e non ebbe il coraggio né di parlare né tantomeno di reagire.
    Abbassò il capo per la vergogna e non mi guardò più.
    Dio, è proprio vero che ci vogliono le cattive maniere per far capire alle persone di non superare certi limiti.
    Ritornai a guardare la luna dalla finestra ma all'improvviso sentii qualcuno singhiozzare.
    Era Meredith. Cazzo, avevo esagerato...
    Uscì dal salone posando il bicchiere sul tavolo. Ora che ci penso, dov'erano gli altri, che fine avevano fatto? Andai a controllare per vedere dov'erano finiti salvo poi scoprire che erano andati a mangiare fuori al balcone per guardare la luna.
    Mi domandai perché non mi avessero chiamato ma non era questo il momento di pensarci.
    Andai da Meredith per risolvere la situazione: fui un pezzo di merda e non avevo alcuna giustificazione dietro al mio comportamento nei suoi confronti. Anche se mi dava fastidio essere sotto osservazione, avrei potuto farglielo notare con gentilezza invece di dirglielo con aggressività.
    Se c'era un difetto di cui non riuscivo proprio a togliermelo era quello di prendermi con gli altri quando ero di pessimo umore e non ne andavo fiero.
    Sentii il suo singhiozzare dal bagno ma avvicinandomi man mano alla porta del bagno, non stava singhiozzando: il suo era un pianto liberatorio.
    Merda, l'avevo fatta davvero grossa.
    Bussai alla porta ma non ricevetti nessuna risposta. Non era chiusa a chiave ma mi imbarazzavo di entrare, magari era sulla tazza del water!
    Ebbi poi un'idea per come farla uscire.
    «Meredith, scusami ma il bagno è uno solo ed io devo entrarci...» dissi cercando di essere il più gentile possibile.
    Finalmente aprì la porta e per poco a guardarla non mi si spezzò il cuore: aveva il viso completamente rigato dalle lacrime e gli occhi gonfi.
    Cercò di evitarmi sia con lo sguardo che con i movimenti ma io glielo impedii bloccandola con la mano. Mi guardò con gli occhi pieni di panico ed ebbi l'assoluta conferma che lei ormai mi temeva.
    «Scusami, la mia era una piccola bugia per farti uscire... tuttavia, ti devo parlare!»
    Cercò di divincolarsi dalla mia mano ed incominciò ad agitarsi. Merda.
    «E va bene, lascio il tuo braccio ma a patto che tu non sfugga da me!» dissi io con un tono che non ammetteva repliche.
    All'improvviso silenzio.
    Lei ovviamente mi evitava con lo sguardo ed io che la guardavo senza riuscir ad aprire bocca. Tutto questo perché non avevo il coraggio di chiedere scusa. Ero davvero un coglione.
    Invece di chiederle scusa, le domandai «Ti faccio paura?»
    Finalmente mi guardò ed io guardai il suo viso: ero troppo incazzato per notarlo prima ma era davvero graziosa ed adorabile. Per poco non divenni io rosso quanto lei in viso.
    Inaspettatamente parlò e mi rispose.
    «Uuuun poooo' siiiii...»
    Era la prima volta che sentivo una persona parlare così. Ora capisco perché prima comunicava con una lavagnetta con gli altri.
    Me lo avevo già detto Scarlet ma sentirla parlare faceva comunque un effetto non indifferente. Non in senso cattivo ovviamente.
    «Mi dispiace... non volevo sfogare la mia rabbia su di te» risposi io grattandomi la nuca imbarazzato e girando la faccia altrove perché non avevo il coraggio di guardarla.
    «A-a-anch'iooo t-t-tiii deevoo chieeederee scuusaaa...» disse all'improvviso lei.
    Eh? Scusa a me? E per cosa?
    Poi guardai il suo viso ed era diventata tutta rossa, non mi guardava in faccia e stringeva molto fortemente la gonna del vestito.
    «Non mi dovresti chiedere scusa, anzi, non hai fatto nulla»
    «Inveceee siiii» insistette lei.
    Poi all'improvviso riuscì a liberarsi da me per andare nel salone. Forse, nonostante le scuse, non fui abbastanza convincente ed il danno ormai era fatto.
    In realtà, non è che avesse paura di me. Semplicemente ritornò da me ma questa volta con la sua inseparabile lavagnetta ed incominciò a scrivere qualcosa. Lessi ciò che c'era scritto.
    «"È stato scortese da parte mia guardarti come se ti stessi spiando e poi fare finta di nulla ogni volta che notavi la mia presenza. Perciò ti chiedo scusa anch'io
    Effettivamente fu questo ciò che mi fece mandare in escandescenza ma restava il fatto che avrei potuto gestire la situazione con maggior pacatezza invece di aggredire una povera ragazza. Quindi a conti fatti, il colpevole rimanevo sempre io.
    «Non preoccuparti, non hai nulla di che scusarti. Sono io che sono stato imperdonabile, quindi non ti crucciare su degli errori di cui manco hai commesso» dissi accarezzando i suoi capelli per consolarla.
    Le sue guance divennero rosso fuoco e non riuscii a decifrare se era della timidezza generica o si sentiva a disagio a causa del mio gesto, o peggio della mia persona.
    Sentii quel buzzurro di Stephen a urlare i nostri nomi, complice del fatto che ci eravamo isolati dal gruppo da chissà quanto tempo e giustamente ci stavano chiamando.
    «Andiamo a raggiungere gli altri, ci stanno aspettando»

    v7vAUBz

    Edited by Hime ~ - 21/8/2022, 18:52
     
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  5. Leah‚
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    Ma che carini questi due! Anche se Anthony dai, un corsetto di buone maniere lo poteva pure fare prima di presentarsi a casa altrui :P

    Molto carini i disegni come sempre, e anche la storia, in questo episodio si scoprono un sacco di cose!


    PS: se ti capitasse di rileggerla/ripostarla, dai un'occhiata ad alcune forme verbali (tipo alla fine un sentì al posto di sentii) che a volte fanno inceppare la lettura ^_^
     
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    Awww, grazie mille ><

    CITAZIONE
    PS: se ti capitasse di rileggerla/ripostarla, dai un'occhiata ad alcune forme verbali (tipo alla fine un sentì al posto di sentii) che a volte fanno inceppare la lettura ^_^

    CAVOLO, È VERO
    grazie per avermelo fatto notare: appena posso, correggo ;;
     
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    Vi ricordate delle schede dei personaggi? Ebbene, ho rifatto quello di Meredith perché il disegno non mi convinceva per nulla lol Il pds della scheda ce l'avevo ancora, quindi ho dovuto solo sostituire il vecchio artwork con quello nuovo, in più ho fatto quello di Micheal. I prossimi saranno quelli di Anthony e Robert, sono già pronti, devo solo colorare le loro splash art.

     
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    Proprio belli, complimenti! E adoro le rose in basso 3_3
     
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    Capitolo 8 (Meredith POV)



    Passò una settimana dalla festa di compleanno di Charlotte e dopo quella serata, non avevo più visto lei né tantomeno Stephen ed i loro amici.
    Dovevo ammetterlo; nonostante un inizio parecchio scoraggiante, la festa fu nel complesso piacevole e i ragazzi tutto sommato simpatici. Stephen era praticamente un buzzurro come diceva Micheal ma con lui le risate erano assicurate, Scarlet e Charlotte erano davvero gentili e la loro non era una gentilezza finta ma davvero sincera e spontanea, Robert era piuttosto tranquillo ma comunque una persona a modo.
    L’unica persona che per qualche motivo mi aveva tenuta alla larga era l’altra bionda, Scarlet. Probabilmente mi trovava orrida per la mia disabilità ma poco male, mi ero tristemente abituata agli insulti.
    E poi c’era Anthony che lo avevo soprannominato l’incognita.
    Se perlomeno sugli altri mi ero fatta un’idea abbastanza chiara, lui no.
    A tratti prepotente, a tratti suscettibile, a tratti un po’ timido ed imbarazzato... mi chiese scusa per come si era comportato nei miei confronti e mi sembrò piuttosto sincero. Il problema è che quando si arrabbiò con me per quel fatto, rimasi così impaurita dal suo sguardo gelido e dal tono tagliente che la mia mente non faceva altro che ricordarmelo ogni volta. Davvero non mi capacitavo del perché io ripensassi i momenti più spiacevoli di sempre.
    -
    Stavo preparando le focacce al gusto Margherita ma in cucina c’ero solo io perché mio padre era assente per un servizio. Micheal era fuori per consegnare le focacce e mia madre ad occuparsi del bancone. Sentii una persona entrare e mia madre a dare il benvenuto. Probabilmente un nuovo cliente. Tuttavia la voce della persona che entrò mi sembrava familiare; era la voce di un giovane uomo.
    Sentii mia madre dire «le focacce al gusto Margherita stanno arrivando!», dovetti così uscire perché ormai le focacce erano pronte e il ragazzo voleva la focaccia Margherita.
    Uscì dalla cucina per mettere le focacce dentro al bancone ma per poco non feci cadere la teglia bollente: il ragazzo che era entrato era Anthony!! Perché era qui?!
    Anche lui mi guardò scioccato puntandomi il dito e mia madre, ovviamente curiosa, osservò divertita la scena.
    «Vi conoscete per caso?»
    «Sì, l’ho conosciuta ad una festa...»
    «Ah sì, quella famosa festa in cui c’era pure Micheal, giusto?»
    «Non ricordo chi sia questa Micheal sinceramente...» rispose perplesso.
    Razza di antipatico.
    «È-è-è l’amiiicooo diii Stepheeen...» risposi io piccata.
    «Ah sì, il ragazzino castano»
    Quale ragazzino che aveva più di vent'anni anni!! Solo perché Micheal era piuttosto basso e molto magro, non aveva il diritto di chiamarlo così.
    «Ecco a te la focaccia! A proposito, non ti ho mai visto da queste parti... non sei di qua vero?» domandò quella curiosona di mia madre.
    «No infatti, vengo dall’America» rispose piatto lui.
    «Ah, l’America! Deve essere magnifica, ho sempre desiderato andarci!»
    Anthony addentò la focaccia ma non disse nulla. Non l'aveva gradita o semplicemente era talmente riservato tanto da non riuscire (o magari pure volere) fare un complimento? Che tipo strano, proprio un’incognita.
    «A proposito, in tutto questo mi ero dimenticata di fare la spesa!» urlò mio madre all’improvviso.
    «Quaaaleee speeesaa?»
    «Ieri mi sono accorta che non c’erano molti ingredienti per alcune focacce -tipo le zucchine che sono rimaste poche- ma sbadata come sono, me ne sono proprio dimenticata!»
    Guardò me e poi Anthony. Entrambi rimanemmo un po’ perplessi. Cosa aveva in mente?
    «Ragazzo, potresti accompagnare mia figlia a fare la spesa?» domandò mia madre ad Anthony.
    Anthony non riuscì a dire “cosa” solo perché stava ancora mangiando, altrimenti sicuro avrebbe urlato, a giudicare dalla sua espressione.
    Per poco si affogò pure.
    «Possooo andarciii daaa solaaa» dissi io impanicata. Non capii come diavolo le era venuta un’idea simile.
    «Le cose da prendere sono troppe, non riusciresti a portare le buste pesanti e per andare al mercato, dovresti fare un bel po’ di strada. Ti avrei accompagnato ma dovrei chiudere temporaneamente il negozio e nel frattempo non possiamo perdere della clientela preziosa: nel bancone ci sono tante altre cose, vendiamo anche bevande... perciò, sono soldi cui non possiamo perdere.» puntualizzò severamente mia madre.
    Effettivamente Micheal era fuori e chissà quando sarebbe tornato, mio padre in quel giorno non era presente... perciò il suo ragionamento filava.
    Tuttavia non poteva pretendere che Anthony mi accompagnasse a fare la spesa, e se dopo aveva un impegno?
    Tra l’altro non me la sentivo di stare da sola con lui, non sapevo se fidarmi o meno. Avrei preferito mille volte fare la spesa con Micheal. Anthony finì la focaccia e disse semplicemente «Nessun problema, non ho nessun impegno»
    Ero spacciata.
    «Vaaa beneee...» risposi io a malincuore.
    Tolsi il grembiule e mia madre, felice come non mai, mi diede i soldi ed un foglietto con scritto le cose di cui avrei dovuto comprare. Portai appresso un cestino di paglia ed una borsetta ed uscimmo dal negozio.
    Panico più totale. Io da sola con lui.

    s9CI7c7

    «Dove dobbiamo andare?» domandò Anthony.
    Non risposi. Indicai con la mano mostrando la strada per raggiungere il mercato.
    Camminammo per un po’ dal momento che la strada era lunga e durante il tragitto, né io né lui osammo fiatare.
    Io non avevo alcuna voglia di parlare e per intavolare un discorso, ci avrei messo un’eternità. Lui muto come un pesce, senza dire nulla. Ora che ci penso, anche alla festa si dimostrò di essere silenzioso e restò in disparte per buona parte del tempo.
    Non era poi così diverso da me dal momento che pure io cercavo di sfuggire dai rapporti sociali. Tuttavia, io ero timida e molto paurosa dinanzi alle persone di cui non conoscevo, lui invece parecchio freddo e scontroso.
    Finalmente raggiungemmo il mercato, il famoso Moore Street, noto per essere uno dei mercati più tradizionali di Dublino. In questo mercato c’erano diverse bancarelle di frutta, verdura, ortaggio ed anche fiori. La prima cosa da prendere erano le zucchine, quindi il mio (o forse nostro?) obbiettivo era quello di trovare la bancarella del signor Williams, noto per vendere frutta e verdura di qualità. Mia madre ci andava spesso, non solo per la spesa a casa ma anche per gli ingredienti che servivano per le nostre focacce.
    «Seguimiiii» mi rivolsi a lui io dopo quasi una mezz’ora di silenzio.
    Quando il signor Williams mi guardò, mi salutò cordialmente. Era un uomo di media di statura di quasi 60 anni, con capelli piuttosto lunghi e lisci neri, robusto e con il pizzetto sul mento.
    Alcuni lo giudicavano come un individuo un po’ rozzo, ma alla fine era una persona per bene.
    «Ciao Meredith, cosa ti porta qui?»
    Gli diedi direttamente la lista della spesa scritta da mia madre e lesse ad alta voce.
    «Delle zucchine, pomodori e cetrioli... arrivano subito!»
    Mentre prendeva gli ortaggi e li metteva nelle buste di plastica, mi guardò con fare stupito e non riuscivo a capacitarmene.
    «E lui chi è? Il tuo ragazzo?»
    «Che cosa?!» sbraitò Anthony.
    Oh no, ecco perché il signor Williams mi guardava in quel modo, effettivamente al mercato ci andavo o da sola o con mia madre. Era molto insolito che io andassi chiunque che non fosse lei, specialmente con un ragazzo ma questa era solo opera sua. Altrimenti col cavolo.
    «Noooo... luiii è uuuun miiioo...» poi mi bloccai di scatto. Stavo per dire amico. Ma neanche per sogno.
    Anthony sentì che non continuai la frase ma lui rimase indifferente, come se lui fosse concorde sul sentimento reciproco.
    D’altro canto il signor Williams rimase un po’ perplesso perché non capì nulla ma decise di non andare oltre.
    Pagai le verdure prese e salutai il signor Williams. Vicino al mercato, c’era un negozio di abbigliamento che mi piaceva tanto. Vendeva abiti da cerimonia ed avevo sempre desiderato di indossarne uno. Solitamente ero una ragazza timida, però quanto mi sarebbe piaciuto partecipare ad un party elegante e vestirmi così. Vedevo l’abito dei sogni: un abito rosa rosa con una gonna fatta di tulle molto voluminoso in stile ballerina. Mi immaginavo vestita così, truccata e ben preparata ad entrare in una villa sontuosa ed elegante, accompagnata dal mio principe azzurro... e senza volerlo, stavo di nuovo sognando ad occhi aperti perché una commessa di quel negozio mi guardò dall’interno e per l’imbarazzo me ne scappai. Ma poi, quale principe azzurro, io non ne avevo uno.
    Quando ritornai con i piedi per terra dopo quella fantomatica immaginazione, mi resi conto che Anthony non era più con me. Che fine aveva fatto? Quando lo avevo perso di vista?
    Ritornai al mercato per vedere se lui era ancora lì, probabilmente l’avevo perso di vista quando raggiunsi la vetrina del mio negozio preferito. Purtroppo il mercato si affollò parecchio e trovarlo era molto difficile.
    Panico più totale. Ero ancora al mercato e nel frattempo si era riempito di gente; se c’era una cosa che detestavo era rimanere prima di tutto da sola ed in più in mezzo alla folla.
    Urlare il suo nome non sarebbe servito a nulla e il panico si impossessò di brutto su di me. Non potevo neanche chiamarlo perché non avevo il suo numero di telefono! Per poco non svenivo.
    Fino a quando una mano prese il mio braccio facendomi girare brutalmente: era Anthony.
    «Che cazzo di fine avevi fatto?! Ti ho cercata dappertutto!» urlò lui.
    Grazie al cielo, lo avevo trovato. Non mi importa se mi aveva rimproverata per la seconda volta, d’altronde doveva essere molto preoccupato per me per sbraitarsi.
    Incominciai a piangere per sfogarmi e lui si preoccupò. «Oh merda, non di nuovo... »
    «Vaaa tuttooo beneee...»
    «Cosa?»
    Gli mostrai un sorriso per fargli capire che non piangevo per causa sua ma perché avevo avuto una terribile paura e finalmente lui era qui con me.

    Edited by Hime ~ - 19/8/2022, 20:31
     
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    Capitolo 9 (Anthony POV)



    Giuro che non stavo capendo un corno.
    Pensavo di averla fatta grossa di nuovo visto che stava piangendo invece mi stava... sorridendo. Quindi non ce l'aveva con me... anzi, mi stava comunque cercando dal momento che ci eravamo persi di vista.
    Nel frattempo, il mercatino si riempì di gente e l'idea di stare in mezzo alla folla mi infastidiva non poco. Presi la sua mano e cercammo di uscire dalla marmaglia.
    Una volta usciti, le domandai «Hai preso tutto?»
    Fece di sì con la testa.
    «Perfetto, dai a me le buste più pesanti; le porto io»
    «Grazieeee...» disse Meredith arrossendo come un peperone.
    Perché quando arrossiva lei, automaticamente arrossivo pure io?
    Quanto mi imbarazzava ciò.
    L'accompagnai fino al suo take-away dove c'era sua madre che ci aspettava.
    Ci guardò un po' perplessa.
    «Già fatto? Siete stati molto veloci»
    «Più che altro, siamo riusciti a fare in fretta prima che arrivasse la folla» risposi io.
    «Capisco» rispose a sua volte la donna, come se stesse cercando di escogitare qualcosa.
    Che in questa uscita per la spesa ci fosse un secondo fine?
    «Comunque sei stato molto gentile da parte tua, grazie mille per aver accompagnato mia figlia a fare la spesa!»
    «Si figuri, per così poco...»
    «E dal momento che siete stati veloci quanto uno Shinkansen, potete passare ancora un po' di tempo fuori»
    «Cosa?!» esclamai io.
    «Ehhh?!?» la reazione di Meredith fu memorabile.
    «Posso cavarmela da sola e ci sono ancora tante altre focacce sul bancone, non c'è bisogno che tu le debba preparare, cara. Ogni tanto dovresti prendere una boccata d'aria e passare un po' di tempo con le persone della tua età» disse la madre.
    «Maaaa giàà l-l-l'hooo faattoo...» puntualizzò giustamente Meredith.
    «A fare la spesa, dici? Se per questo lo fai da anni e penso che sia non poco triste che una ragazza di ventiquattro anni esca solo per la spesa e fare commissioni, ti pare?»
    Premetto che non conoscevo abbastanza, anzi no, per nulla Meredith e della sua vita ma se quello che diceva la madre era vero, non aveva tutti i torti.
    Ora mi era chiaro: accompagnarla a fare la spesa era una scusa in modo che Meredith potesse uscire dal suo "guscio" e cercare di conoscere nuove persone.
    Stephen mi aveva accennato che l'unico amico che aveva era Micheal e lo conosceva solo da quasi un mese.
    Questo mi faceva capire come lei e i rapporti sociali non andassero d'accordo... come in parte il sottoscritto d'altronde.
    Vidi Meredith con la faccia triste perché si sentiva costretta e preferiva restare in cucina a lavorare.
    Decisi quindi di intervenire, cercando di renderla felice in qualche modo.
    «Ti va di prendere qualcosa al bar?»
    Mi guardò per pensarci su, poi fece sì con la testa accennando un sorriso. Quel sorriso non solo mi fece riscaldare il cuore, ma anche le mie guance reagirono allo stesso modo tant'è che divennero rosso fuoco. Ma porcaputtana. Mi girai di scatto imbarazzato, in modo che non guardasse il colorito delle mie guance e replicai «Ok, andiamo allora»

    Uscimmo dalla focacceria e passeggiammo per un po', alla ricerca di un bar.
    Mentre cercavo di intravederne uno, Meredith incominciò a parlare.
    «C'èee uuun baar moooltoo caariinoo cheee f-faaa croiiissaant...» disse lei imbarazzata.
    «Oh bene, dove si trova?»
    Era pochi a metri da dove stavamo e lo trovammo subito. Era un bar davvero bello ed elegante, tipicamente francese. Non a caso, vendeva dessert francesi. Fuori c'era il listino prezzi e cazzo, se era caro. Fortuna che avevo un bel po' di soldi nel portafogli. Mentre stavo entrando, Meredith però mi tirò per il braccio come per farmi tornare indietro.
    «Cazzo fai?!» sbraitai io.
    «Scusaaaaaa ma... è costoosoo... meegliooo diii nooo...»
    «E quindi? Tranquilla che offro io per oggi, quindi non farti problemi»
    «Noooo!!» urlò lei imbarazzata.
    «Nooo, i-i-iooo noon poossooo aaccettaareee queestooo...»
    Sembrava molto mortificata e per poco non piangeva per l'ennesima volta.
    Sospirai.
    Cercai di essere il più gentile possibile dal momento che era una ragazza molto (o forse dovrei direi troppo!) sensibile.
    Si sentiva in colpa del fatto che io offrissi per lei, considerando che questa uscita non fu mica decisa da noi ma da sua madre. Quindi tutto ciò le faceva stare molto a disagio.
    «Meredith, davvero. Non devi preoccuparti. Se voglio offrirti qualcosa è perché lo faccio con piacere, non per pietà o perché mi sento costretto. Perciò smettila di fare quella faccia da cane bastonato e sorridi di più che sei decisamente più carina!»
    Divenne completamente rossa e coprì il suo viso con le mani.
    «Noon miii preeendeereee iiin giiirooo...»
    «Non ti sto prendendo in giro, cazzo! Ed ora entriamo» risposi, pure io imbarazzato senza un motivo apparente.
    Forse perché avevo fatto un complimento sincero ad una donna dopo tanto, tantissimo tempo?
    Entrammo in questo bar, dall'aspetto molto elegante e soprattutto sapeva di nuovo, quindi era stato costruito da poco.
    Internamente era in legno però dipinto di color glicine, zeppo di fiori e di lampadari ottocenteschi, così come sedie e tavoli che avevano un aspetto antico ma allo stesso tempo romantico.
    Più guardavo ogni cosa presente in questo bar, più pensavo che fosse adatto per le coppie.
    «Non farti complimenti e prendi tutto quello che vuoi» le dissi, che più una semplice frase, sembrava un avvertimento proprio per non sentirla di nuovo nelle orecchie.
    «Vaaa beeenee...» rispose lei, dall'aria sconfitta, avendo compreso forse il mio avvertimento.
    Per poi aggiungere con un tono deciso di cui non me l'aspettavo minimamente «Tii ripaagheeeróooo comuunqueee... cheee tiii piaaacciaaa oo meenooo!»
    Ok, l'avvertimento non era servito un cazzo.
    «Fa' come vuoi. Ora bando alle ciance, scegli cosa vuoi per mangiare» cercando di essere gentile ma senza successo.
    Scelse un croissant alla amarena ed un succo all'arancia, io presi una fetta di sacher e del caffè macchiato, in più una cesta di biscotti al cioccolato da divedere con Meredith.
    Prendemmo posto nell'area vicino al bancone dal momento che quelli dentro al gazebo erano tutti occupati, complice del fatto che l'estate stava arrivando e la gente non se la sentiva più di stare nei luoghi chiusi.
    Sfiga volle però che i tavoli dall'aspetto ottocentesco fossero tutti occupati e di conseguenza ci dovemmo accontentare dei tavoli più semplici con le panche di legno, in stile pub.
    Meredith divise a metà il croissant ed un pezzo me lo offrí con un sorriso. Quel gesto mi fece scaldare il cuore perché il suo era un gesto sincero, senza fatto con malizia o un secondo fine. Per ringraziarla del suo croissant condiviso, le offrii un pezzo della mia sacher. Se la divorò in due secondi, compreso il croissant e constatai che era una ragazza che amava il cibo.
    «Se hai ancora fame, posso prendere qualcos'altro»
    «N-N-Nooo, sooonooo aaappostooo cooosìiii...»
    Avevo il presentimento che stesse mentendo ma decisi di non insistere.
    Solitamente ero una persona discreta, tuttavia ero così curioso di sapere di più su Meredith. Era talmente buffa e goffa che mi faceva sorridere. E quando parlava era semplicemente adorabile.
    Il problema è che poi lei probabilmente avrebbe chiesto qualcosa su di me ed era l'ultima cosa che avrei voluto. Sarebbe stata un'incoerenza da parte mia, quindi evitai del tutto.
    «Cooosaaa tiii portaaa quiii?» mi domandò all'improvviso.
    Non me l'aspettavo che incominciasse lei ad intavolare una discussione ma la sua era una domanda legittima, per nulla invadente insomma.
    Mentre stavo rispondendo, una cameriera ci offrì una rivista da leggere.

    bmjzZzR

    A quanto pare in questo bar, appena si prendeva una consumazione, ci prestavano delle riviste da leggere, un po' come nelle sale d'attesa negli studi medici. Il caso volle che mentre stavo rispondendo alla sua domanda, ero sulla copertina di una delle riviste in quanto stavo sponsorizzando un profumo costoso. In quella copertina avevo addosso solo stivali, guanti e pantaloni in latex attillati dove non lasciava nulla all'immaginazione, con tanto di frustino in mano. E beh, il nome del profumo che stavo sponsorizzando si chiamava Luxuria, quindi non è che potevo vestirmi da bravo ragazzo della porta accanto.
    Lei per l'ennesima volta divenne rossa come un pomodoro, questo dopo aver visto la mia immagine in copertina.
    «Micheaaal miii aaavevaaa acceeennaatoo chee tuuu eee Steeepheen siietee modeeeliii...»
    «Esattamente, inclusi anche Robert, Scarlet ed Isabelle. Per quanto mi riguarda, sono entrato in questo campo da poco; difatti è la prima volta che viaggio per lavoro dal momento che non ho mai lasciato l'America. Siamo qui per una breve pausa ma anche per avviare un progetto messo in atto da Stephen anche se non posso dirti ancora tutti i dettagli. O meglio, in realtà non li neanch'io se proprio vorresti saperlo...»
    «Daaa quantoooo teeempooo seeii uuun m-modeelloo?»
    «Uhm, da un annetto circa direi, Stephen lo è diventato prima di noi, praticamente dopo aver terminato la scuola, io e Robert siamo entrati nel settore decisamente più tardi. Ora che ci penso, io e lui siamo più grandi di Stephen.»
    «Quaaantiii aannii aveeeteee?»
    «Io e lui abbiamo 27 anni, Stephen 24»
    «Oh, cooomeee meee»
    «E te, invece?»
    «Teee l'hooo appeeenaaa deeettooo...»
    «Non mi riferisco all'età che me l'hai appena accennato, mi riferisco in generale di te... cosa mi dici?»
    «Nooon c'è moooltoo daa diireee...»
    «Perché, scusa? Ti definisci una persona poco interessante?»
    «Siii...»
    «Eppure non sono d'accordo: sei una ragazza gentile ed educata, sei brava a cucinare... ah, a proposito, la focaccia che ho mangiato prima era squisita, hai talento in cucina»
    «Sooo faaareeee sooolooo queelloo...»
    «Ma per caso hai l'hobby di insultare te stessa? No davvero, su ogni cosa ti prendi le colpe -vedi alla festa di Charlotte- e trasformi i complimenti fatti dagli altri in critiche. Dovresti avere molta più autostima!»
    «Diiifficileee a-a-aavereee autoostiiimaaa quaandoo vieniii buullizzaataaa per aanniii...» singhiozzò lei.
    Cazzo. Avevo toccato un tasto dolente e mi sentivo in colpa di averle fatto ricordare i ricordi più bui della sua vita.
    Non volevo essere invadente, volevo quantomeno conoscerla meglio, per capire che tipo di persona fosse, oltre ad essere gentile ed educata.
    «Perdonami, non volevo farti sbloccare i tuoi ricordi più tristi»
    «Ma nooo, tranquiillooo! Non haiii fattooo nienteee... eee poiii tuuu seeei gentiilee»
    Io gentile?
    Tutto ero tranne che gentile. Ci provavo ma di certo non riuscivo a diventare un vero e proprio gentleman.
    In ogni caso, riuscii finalmente a capire il perché della sua eccessiva riservatezza nei confronti delle altre persone, in particolar modo degli estranei. Soprattutto per come si era comportata con noi all'inizio della festa di Charlotte quella sera. Aveva avuto paura di noi. E noi stupidi che avevamo fatto di peggio, non averla minimamente notata.
    Ed io ancora più coglione che l'avevo quasi accusata che la sua fosse una sceneggiata per approfittare di rubarsi qualcosa.
    Altro che scrittore di romanzi gialli come aveva accennato Robert, direi scrittore di cazzate nella testa.
    «Saiii, non seeei cosìiii maaaleee cooomeee pensavooo» incalzò lei.
    Quel commento mi fece sobbalzare.
    «Ah sì?» non seppi come replicare. Per tutta risposta, inarcai un sopracciglio.
    «Seei uuun poooo' scontrosooo peròooo infondooo seiii moooltoo gentileee» e finì la frase con un dolce sorriso imbarazzato.
    Imbarazzai pure a mia volta perché nessuno mi aveva detto una cosa del genere.
    Era paurosa ma aveva avuto il coraggio di dirmi le cose in faccia, sottolineando la mia scontrosità. Tuttavia nessuna ragazza aveva scoperto questo mio lato gentile, lato di cui non pensavo manco di averne. In America le ragazze mi riempivano di complimenti solo per la bellezza. A loro non importava di certo del mio (vero) carattere. D'altronde, bastava che facessi faville al letto. Che fossi scontroso o meno, per loro era secondario, tanto mi trovavano comunque figo a prescindere ed era la cosa che più mi disgustava. Esattamente come lo pensava Sally che dopo un anno di relazione non aveva capito niente di me, al contrario di Meredith che non ci conoscevamo da neanche un mese. Eppure era riuscita già a capire che tipo di persona fossi. Mi conosceva meglio lei che me stesso.
    «Comuuunqueee, seiii davverooo beelloo iiin queeestaa cooooertiiinaaa... cheee Diooo tiii fulmiiinii»
    «Grazie piccola, lo so»
    Fra tutti i complimenti ricevuti dalle ragazze per il mio aspetto, questo fu quello che mi rese più orgoglioso in assoluto.
    Si era fatta una certa ora, chiesi il conto, pagai e uscimmo dal bar.
    Meredith ricevette poi una chiamata dalla madre dicendole che la stava aspettando a casa e ormai aveva già chiuso il negozio.
    L'accompagnai fino a casa sua, che era molto piccola. Incominciavo a pensare che la sua famiglia non navigasse molto bene economicamente.
    «Graaaazieee per l'uscitaaa eee per avermiii offertooo iii dolciii»
    «Nah, figurati»
    All'improvviso Meredith si bloccò di scatto, come se avesse voluto aggiungere qualcos'altro ma non ne aveva il coraggio.
    «C-c-c-ciii possiaaamooo vedereee un'aaltraaa vooltaaa?»
    Silenzio. Rimasi comunque fermo e composto dinanzi a quella domanda ma mentalmente stavo esplodendo dall'eccitazione. In tutta la mia vita non mi ero mai sentito così felice. Ammetto che glielo stavo per chiedere io ma volevo che fosse lei a prendere l'iniziativa di dirlo.
    «Certo, nessun problema! Anzi mi farebbe piacere... ti do' il mio numero di cellulare, in modo da contattarci»
    Ci scambiammo i numeri di cellulari e ci salutammo.
    «Ciaooo Anthonyyy»
    «Ciao... piccola»
     
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    Finalmente ho finito le schede di Anthony e Robert, scusate il ritardo ç__ç

     
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    Volevo dire che ho pubblicato il decimo capitolo da poco ma visto che ho notato un certo disinteresse da parte chi lo leggeva (non è una critica ma solo un’osservazione), inutile che pubblico qui i capitoli dal momento che sulla mia firma c’è un banner che porta al link del mio wattpad che porta alla mia storia. Perciò scrivo solo per avvertire quando pubblicherò su nuovo capitolo e andate (o se? lol) a leggerlo direttamente lì.
     
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    da qualche parte al fianco di Will Turner ❤

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    Mi spiace aver "mollato" la tua storia (ammetto di aver dato la priorità a quelle del forum che gestisco, che dopotutto è un sito di scrittura e lettura). Comunque stiano le cose, gli ultimi capitoli che hai pubblicato qui mi piacerebbe leggerli lo stesso, appena ne avrò il tempo... Ah, le schede che fai per i personaggi sono davvero carine, simpatiche :) (quando ho letto che Anthony detesta i leccapiedi mi è venuto da ridere... Grande :lol: )
     
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    CITAZIONE (Elizabeth Swann @ 2/11/2022, 23:29) 
    Mi spiace aver "mollato" la tua storia (ammetto di aver dato la priorità a quelle del forum che gestisco, che dopotutto è un sito di scrittura e lettura). Comunque stiano le cose, gli ultimi capitoli che hai pubblicato qui mi piacerebbe leggerli lo stesso, appena ne avrò il tempo... Ah, le schede che fai per i personaggi sono davvero carine, simpatiche :) (quando ho letto che Anthony detesta i leccapiedi mi è venuto da ridere... Grande :lol: )

    Nessun problema! Semplicemente d’ora in avanti pubblicherò solo su wattpad anche per una questione di comodità (ci sono state anche delle piccole correzioni).
    In più ci saranno delle notizie bombe per quanto riguarda la mia storia! <3
     
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    Intanto mi sono accorta che non ho ancora postato le schede degli altri PG, faccio subito X°

     
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